Che casino, sembra un manicomio!

Samurai CIF

Chi sa quanti di voi hanno sentito queste due espressioni per l’occasione inserite nella stessa frase o periodo se preferite.

Chi sa quanti di voi le hanno usate, lette, udite di fronte alla situazione politica od istituzionale italiana.

E pensare che proprio il parlamento italiano ha prima chiuso i casini e poi i manicomi provocando altri casini e manicomi 🙂 e scusate l’ironica ripetizione.

La legge 75 del 1958, detta Merlin dal cognome di colei che la propose, chiuse ufficialmente le così dette case chiuse dichiarando illegale la prostituzione fatta ad azienda. Da allora aumento della prostituzione nelle strade e casini illegali dove si continuano a sfruttare le donne. Dal momento dell’entrata in vigore della citata norma o quasi, si è iniziato a discutere come tante volte “se si stava meglio prima o dopo”. Difficile dare un’opinione senza dare giudizi morali. Il pensare a regole ed a quartieri a luci rosse o imprese specificamente regolamentate intanto aumenterebbe la sicurezza di clienti e “lavoratrici” e toglierebbe un settore di guadagno almeno in parte alla criminalità, questo è vero. E’ successo in buona dose con le scommesse, potrebbe essere una direzione, ma a mio avviso a nessuno di noi piacerebbe vedere nella propria comunità un quartiere a luci rosse anche se legale. La prostituzione dovrebbe finire perché nessuno sente il bisogno di comprare una persona, questo la renderebbe diseconomica e quindi destinata ad esaurirsi. Il progresso deve venire da noi, dalla società, in questa più che in altre situazioni. La regola imposta diventerebbe inutile come un vaccino per una malattia debellata.

La legge 180 del 1978 detta Basaglia anche in questo caso per via del cognome del suo redattore, decretò sulla carta la fine dei manicomi, case di cura pubbliche per persone affette da gravi malattie mentali. Del resto queste strutture spesso sembravano dei lager o poco ci mancava. Ho scritto sulla carta per due ragioni. In primis perché le chiusure sono avvenute nell’arco di 30 anni. Secondo perché certi reparti psichiatrici di certi ospedali avevano o purtroppo hanno poco di diverso dai vecchi istituti. Se a questo si aggiunge la presenza ancora di certi istituti di detenzione specifici per rei con problemi psichiatrici e di case di cura private con personale diciamo non proprio incline alle buone maniere, si capisce che anche in questo settore si devono fare ancora passi da gigante. La miglior cosa è cercare il più possibile di lasciare il malato nelle famiglie per non toglierlo dall’affetto di queste che spesso è una cura non sostituibile. Genitori e parenti devono essere tutelati economicamente ed aiutati da personale medico, questo porterebbe a risultati migliori ed anche meno costosi per lo Stato. Il ricovero nei reparti ospedalieri specifici dovrebbe essere estrema ratio e per il più breve tempo possibile.

Un caro saluto a tutte e tutti i lettori.

Joseph Gary.

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